Trapianto di cellule staminali ematopoietiche nella sclerosi multipla


La terapia immunosoppressiva, ai massimi dosaggi tollerati, seguita da salvataggio con cellule staminali ematopoietiche ottenute da midollo osseo autologo o da trapianto di cellule staminali di sangue periferico, è risultata efficace in vari modelli sperimentali di autoimmunità.

Il razionale per un tale approccio per le malattie autoimmuni si basa sul concetto di linfoablazione dei linfociti autoreattivi, seguita da una ricostruzione de novo del sistema immunitario, che, in presenza di autoantigeni nel timo, può indurre nuovamente l’autotolleranza.

Uno studio, condotto presso l’ Hadassah University Hospitaldi Gerusalemme, ha mostrato che, nell’encefalomielite autoimmune sperimentale ( EAE ), il trapianto di cellule staminali del sangue periferico autologo/singenico non solo previene il manifestarsi di segni di paralisi, ma può anche, parzialmente, revertire la malattia cronica ed indurre, nel lungo periodo, la tolleranza antigene-specifica.

Tuttavia, secondo gli Autori alcune considerazioni devono essere fatte prima di applicare simili protocolli nei pazienti affetti da sclerosi multipla.

a) Il modello dell’encefalomielite autoimmune sperimentale non è un modello del tutto affidabile di sclerosi multipla.

b) In animali con encefalomielite autoimmune sperimentale, sebbene ulteriori recidive siano state prevenute , la paralisi è generalmente non reversibile.

c) Nel lungo periodo, la tolleranza antigene-specifica può essere indotta con trapianto di cellule staminali di sangue periferico, ma non in tutti i casi.

Non dovrebbero, infine, essere trascurati i rischi correlati alla procedura ( compresa la mortalità fino al 5% ) di un trapianto di midollo osseo, o di cellule staminali periferiche.

Il trapianto allogenico non-mieloablativo può rappresentare una più radicale soluzione per l’autoimmunità. ( Xagena2004 )

Karussis D et Slavin S, J Neurol Sci 2004; 223: 59-64



Neuro2004


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